L’analisi dell’NDF (Fibra al detergente neutro) ha una lunga storia: inizia nel 1967, quando Van Soest e Wine pubblicarono per la prima volta un metodo analitico per determinarne la quantità nei foraggi. Negli anni successivi, grazie a ricercatori come Mertens e Goering, il metodo venne migliorato ed aggiornato, fino ad ottenere analisi standardizzate ed accreditate a livello mondiale.
Conoscere la quantità di NDF presente nella razione delle nostre bovine è di fondamentale importanza per costruire razioni equilibrate. Un’ insufficiente inclusione nella dieta delle bovine può provocare acidosi ruminale e scarso sviluppo del rumine. Se presente in quantità eccessiva, può provocare invece una riduzione dell’ingestione e della produzione di latte o carne. Per sfruttare al massimo le potenzialità produttive delle nostre bovine, è necessario fornire infatti una dieta in linea con le produzioni attese, con un corretto apporto di foraggi per garantire un corretto funzionamento del rumine.
La sola percentuale di fibra, però, è un elemento necessario ma non sufficiente. Di fondamentale importanza è conoscerne anche la quota digeribile.
Questa dipende dai rapporti tra i diversi componenti da cui è composta la fibra (emicellulosa, cellulosa e lignina). La quantità di queste frazioni ed i loro rapporti sono influenzati da numerosi fattori, primo fra tutti la maturità del foraggio. È infatti noto come, sia nelle leguminose che nelle graminacee, più la pianta aumenta lo stato di maturazione e più accumula lignina nella parete cellulare, diminuendo difatti la digeribilità dell’alimento da parte dei ruminanti.
Altro fattore condizionante è l’ambiente di crescita. Piogge abbondanti e alte temperature prima della fioritura determinano un peggioramento nella qualità della fibra, mentre giornate molto luminose ed un ambiente moderatamente secco, ne promuovono la digeribilità. Se parliamo di mais, questo aspetto è stato studiato a fondo in prove dedicate della Michigan State University comparando gli stessi ibridi seminati negli stessi appezzamenti in annate diverse: i risultati sulla digeribilità della fibra hanno evidenziato importanti differenze legate alle diverse condizioni metereologiche durante la fase di sviluppo (Figura 1).
Figura 1: effetto ambientale sulla digeribilità degli stessi ibridi di mais coltivati negli stessi ambienti ma in anni diversi. Ogni blocco di colore rappresenta una località
Recentemente Pioneer ha introdotto per la prima volta in Italia ed Europa un mais BMR appositamente costituito per i nostri areali di produzione, P2046, ibrido che è stato valutato in oltre 30 confronti di campo e stalla e che risulta avere mediamente migliori performance in termini di digeribilità della fibra (+ 7 punti di dNDF 30h % NDF), meno fibra indigeribile (-17% uNDF 240h % s.s.) e quindi valori maggiori di ingestione da parte degli animali (Figura 3). Questo si traduce in una maggiore resa produttiva per animale, mediamente +2.4 kg/capo giorno quando impiegato correttamente nella dieta dal punto di vista nutrizionale.
Figura 2: confronto dei livelli di digeribilità della fibra tra mais BMR Pioneer e convenzionali (n=30)
Una corretta caratterizzazione delle frazioni della fibra consente infatti di verificare ed ottimizzare tutte le variabili sopra descritte, permettendo di formulare la razione più corretta e bilanciata possibile sia dal punto di vista fisico che nutrizionale.
Parametri come la peNDF (fibra fisicamente effettiva) sono ormai indispensabili per valutare i singoli ingredienti e la razione nel suo complesso. Non solo, la digeribilità in vitro dell’NDF (IVNDFD) ad oggi ci permette di poter valutare con precisione come un alimento transiti a livello ruminale in diversi momenti (da 24h a 240 h), permettendo inoltre di poter stabilire inoltre la quota indigerita di NDF (uNDF). Spesso infatti questo fattore era associato all’ADL (lignina), ma diversi studi hanno dimostrato come sia il valore di uNDF240 risulti più corretto.
Altrettanto importanti risultano essere anche i parametri relativi ai dati a 24 e 30 ore, che risultano essere intervalli chiave per le vacche ad alta produzione, le quali hanno una maggiore velocità di transito intestinale degli alimenti e quindi beneficiano maggiormente da foraggi rapidamente digeribili.
Se questo tipo di risultati prima erano esclusivamene vincolati ad analisi in vitro impegnative e dispendiose, adesso esistono curve di calibrazione estremamente robuste che permettono di ottenere valori attendibili attraverso tecnologia NIR, come ad esempio quelle fornite da Dairyland (US).
Figura 3: Esempio di report per la digerbilità della fibra di un campione di Silomais. I dati sono ottenuti tramite analisi presso i laboratori specializzati Dairyland Inc.
Conclusioni
La quantità e la qualità della fibra nelle razioni delle nostre bovine rappresentano dei parametri assolutamente indispensabili per formulare diete corrette, in grado di massimizzare l’ingestione e la produzione, mantenendo nel comtempo alti livelli di fertilità e benessere animale.
Corteva, tramite il laboratorio di Gadesco (CR) e gli oltre 120 tecnici distribuiti su tutto il territorio nazionale è in grado di supportare le aziende con campionamenti periodici, restituendo risultati con tutti i parametri relativi alle frazioni fibrose, potendo includere anche le digeribilità analizzate da Dairyland. In questo modo ogni azienda potrà fornire al proprio tecnico alimentarista un risultato affidabile e tempestivo per ottimizzare i calcoli delle razioni durante la stagione.
Bibliografia: