Negli ultimi 30 anni il miglioramento genetico in zootecnia ha sensibilmente incrementato la produttività di tutte le specie animali da allevamento. Parallelamente, è aumentata anche la necessità di una maggiore specializzazione degli allevatori. Il potenziale produttivo degli animali moderni, infatti, può trovare piena espressione solo a fronte di un adeguato piano di alimentazione.
La scienza della nutrizione animale ha ormai dimostrato come ogni minimo aspetto della dieta possa influenzare la produttività degli animali, la loro salute e il loro benessere. Risulta quindi evidente come allevatori e nutrizionisti abbiano la necessità di conoscere nel dettaglio le caratteristiche nutrizionali, fisiche e chimiche dei vari componenti della razione, soprattutto nel caso di foraggi aziendali che per la loro natura eterogenea e per l’elevata inclusione in razione, richiedono maggiori attenzioni dal punto di vista gestionale.Il Programma di Monitoraggio dei Foraggi Pioneer® è un’iniziativa nata oltre 30 anni fa e continuamente arricchitasi di nuovi strumenti per stare al passo -e se possibile anticipare- le necessità e le richieste dei professionisti dell’allevamento e della nutrizione, offrendo un pacchetto completo di analisi in grado di valutare i foraggi sotto tutti gli aspetti, senza pesare sul budget aziendale.
Il Programma di Monitoraggio dei Foraggi è il più imponente progetto di analisi mai realizzato in Italia, con un volume di lavoro che supera mediamente i 35.000 campioni. Per questo abbiamo sviluppato tecnologie analitiche all’avanguardia e una rete di assistenza tecnica estremamente preparata, composta da specialisti in agronomia e in nutrizione animale.
Il Programma Monitoraggio della Qualità dei Foraggi permette di accedere a diversi tipi di analisi, a seconda della necessità specifica dell’azienda o delle eventuali problematiche, a seconda della tipologia di animali e del materiale da analizzare.
All’insilamento vi è sempre sviluppo di calore, che non dipende tanto dalla temperatura in fase di trinciatura, quanto dalla presenza di ossigeno all’interno della massa insilata. Questo tipo di calore si sviluppa nei primissimi giorni dopo la chiusura della trincea e possono essere necessari molti mesi prima che sia completamente dissipato. Il cosiddetto “cuore caldo” della trincea non rappresenta un problema né per gli animali né per il mantenimento della qualità del prodotto. Al contrario, lo sviluppo di calore durante la permanenza in trincea è indicativo di perdite di nutrienti e fenomeni fermentativi anomali ad opera di microrganismi degradativi.
Il monitoraggio della temperatura della massa viene condotto con sensori inseriti all’interno della trincea al momento dell’insilamento. Permette di evidenziare gli eventuali sviluppi di calore e la durata della fase iniziale di riscaldamento.
La stabilità aerobica è la capacità di un insilato di rimanere stabile una volta riesposto all’ossigeno. Infatti con il desilamento riprende la proliferazione di organismi aerobi come muffe e lieviti, che impoveriscono il valore nutrizionale della biomassa trasformandone i carboidrati in anidride carbonica, etanolo e altri metaboliti. Il riscaldamento è il sintomo più evidente della degradazione aerobica del fronte di taglio. Il monitoraggio della temperatura del fronte è un servizio messo a disposizione per aziende zootecniche e impianti biogas che desiderano valutare il grado di stabilità aerobica dell’insilato. Viene effettuato mediante l’inserimento di sonde termiche nei primi centimetri del fonte e mantenute in loco per un periodo di 24-100 ore.
La valutazione del riscaldamento del fronte di taglio può essere effettuata istantaneamente anche grazie all’uso di termocamere, che attraverso foto termiche, rappresentano graficamente la temperatura della massa nelle diverse zone del fronte della trincea.
Grazie a questa tecnologia è anche possibile rilevare zone anomale sul fronte, in cui l’insufficiente compressione o infiltrazioni di aria attraverso i teli di copertura, hanno dato luogo a fermentazioni anomale (es. formazione di ‘cappello’ o scadimenti qualitativi nelle zone periferiche).
Fornisce le informazioni chiave per l’ottimizzazione della razione ed è quindi la prima delle due determinazioni di base effettuate su tutte le tipologie di foraggi (granelle, silomais, trinciati di graminacee, pastoni, farine, unifeed). L’analisi è effettuata con tecnologia NIR e permette di determinare i principali parametri chimici, tra cui sostanza secca, amido, ceneri, proteine, estratto etereo, NDF, NFC.
All’apertura della trincea, l’analisi dell’insilato permette di capire come si è trasformata qualitativamente la biomassa durante la fase di conservazione, ed è quindi la seconda analisi indispensabile per tutti i foraggi insilati.
Di fatto l’analisi si concentra sulla qualità della conservazione, determinando i valori di pH, del rapporto tra acidi grassi volatili, degli zuccheri, dell’azoto ammoniacale e degli alcoli. La lettura di questi parametri dà la possibilità di evidenziare eventuali problemi nel processo di insilamento e ci consente di mettere in guardia gli allevatori sul possibile sviluppo di muffe e lieviti, in modo da intraprendere contromisure tempestive che evitino eventi di inappetenza degli animali o problemi sanitari.
Il profilo fisico è cruciale per un uso efficiente dell’insilato e la prevenzione di problemi sanitari. Per questa ragione abbiamo sviluppato metodiche di setacciatura di silomais, pastoni e unifeed che offrono agli allevatori informazioni sui parametri di loro interesse.
Nel caso di trinciati ed unifeed per ruminanti, il parametro di maggiore importanza è la peNDF, ovvero le frazioni fibrose capaci di stimolare la produzione di saliva, i cui carbonati e fosfati esercitano un’attività tampone sul rumine, prevenendo l’acidosi. Un secondo parametro preso in esame è il grado di rottura della granella, importante per valutare l’esito della trinciatura e la disponibilità energetica per l’animale, in quanto granelle non correttamente rotte possono risultare parzialmente indigeribili.
Anche nell’alimentazione dei suini, la dimensione particellare di farine e pastoni deve rientrare entro un certo standard. Particelle di piccola dimensione migliorano la conversione in carne e grasso, risultando più fruibili per l’animale. Tuttavia un’eccessiva finezza del prodotto può portare alla formazione di un deposito fermentescibile sui villi intestinali e, di conseguenza, alla formazione di ulcere.
Qualora in allevamento vi siano problemi sanitari legati all’alimentazione, offriamo la determinazione delle principali micotossine presenti sui foraggi, avvalendoci di avanzati strumenti a spettrometria di massa. Poiché nelle diverse specie da allevamento sussiste una diversa suscettibilità alle varie tipologie di tossine, l’analisi del Laboratorio potrà quindi focalizzarsi nella ricerca e quantificazione delle tossine effettivamente pericolose per la specie animale allevata.
In allevamenti da latte, ad esempio, verranno ricercate prevalentemente le diverse forme di aflatossina, mentre in allevamenti suini, più sensibili a fumonisine, DON e zearalenone, l’analisi potrà focalizzarsi solo su queste molecole.
A parità di composizione chimica, il silomais presenta valori di digeribilità estremamente variabili. Attraverso le calibrazioni NIR sviluppate da Pioneer e le analisi in vivo condotte presso l’Università del Wisconsin, è possibile determinare la digeribilità dell’NDF e della sostanza secca in un intervallo di 24, 30 e 48 ore.
I nutrizionisti possono utilizzare questa informazione per determinare con maggiore precisione i livelli di silomais da utilizzare per la azione, ottimizzandone l’inclusione attraverso sistemi di razionamento dinamico.
Avvalendoci della tecnologia XRF (Fluorescenza a raggi X) siamo in grado di determinare la composizione minerale dei diversi foraggi. Poiché l’integrazione minerale è generalmente quantificata solo in base a valori medi tabellari, non sempre rispecchia il reale contenuto in micronutrienti dei componenti della dieta, specialmente nel caso di fieni, in cui si riscontra la maggiore la variabilità sul contenuto in minerali.
Attraverso l’analisi è possibile bilanciare anche l’aspetto minerale della razione, analizzando sia i singoli componenti che l’unifeed, ovvero ciò che effettivamente arriva alla bocca dell’animale. In tal modo allevatori e alimentaristi possono esercitare un controllo più proficuo sull’alimentazione animale, riducendo il rischio di dismetabolie e problemi sanitari causati da un apporto insufficiente o eccessivo di minerali.
Nel caso di farine per suini o di granelle da pastonare, è possibile approfondire l’informazione relativa al contenuto lipidico, valutando il profilo in acidi grassi dell’alimento.
A livello aziendale, questa informazione consente di privilegiare produzioni con un più alto apporto di acido oleico rispetto al linoleico (utile a migliorare la qualità del grasso degli animali) o a valutare la necessità di integrazioni.