Introduzione
Questo mese vogliamo riprendere alcuni consigli pratici offerti dal Dr. Bill Weiss della Ohio State University, in merito alla capacità delle vacche da latte di compensare cambiamenti a breve termine nelle concentrazioni alimentari di sostanza secca e fibra.
Variazioni nell’ingestione
È noto a tutti che mantenere costante la composizione della razione è fondamentale per preservare un alto livello di ingestione, in grado di supportare elevate performance produttive.
Ogni allevatore ha però sperimentato gli effetti a breve termine sull'ingestione derivanti da bruschi cali della pressione atmosferica, che inducono gli animali a consumare una maggiore quantità di cibo prima e dopo il temporale.
Diversi studi (Stone et al., 2003; Mertens e Berzaghi, 2009) documentano le variazioni in termini di sostanza secca e concentrazione energetica del foraggio dovute alla maturità di raccolta e all’umidità di insilamento. Bruschi cambiamenti della sostanza secca di un foraggio si possono verificare anche per infiltrazioni di acqua sui fronti aperti di trincee o rotoballe. Se non si tiene conto di queste possibili variazioni, il rapporto foraggi/concentrati della razione viene falsato, con ripercussioni anche sulla quantità di sostanza secca distribuita alle bovine. Ad esempio, se la pioggia bagna l’insilato in trincea, la razione avrà meno sostanza secca del normale, per cui gli animali lasceranno meno avanzi in mangiatoia. La tipica reazione dell’allevatore, quindi, sarebbe quella di sovralimentare gli animali il giorno successivo, in risposta all'osservazione della mangiatoia vuota.
In base a queste premesse sulle possibili cause di variazioni nell’ingestione di sostanza secca, ciò che ancora non è chiaro è quanto velocemente e in quale misura, le vacche ad alta produttività rispondano a cambiamenti transitori della sostanza secca e dei valori nutrizionali della dieta e se ripetuti cambiamenti nel breve periodo determinino davvero cali produttivi o problemi di salute ruminale.
Impatto della sostanza secca degli insilati
Per determinare gli effetti dei cambiamenti a breve termine della sostanza secca nell’insilato, è stato condotto uno studio di 21 giorni su un gruppo di 24 vacche (McBeth et al., 2013). Un primo gruppo di vacche con dieta di controllo era alimentato con due terzi di foraggio d'erba medica e un terzo di insilato di mais, quindi con un rapporto foraggi/concentrati di 55:45 sulla sostanza secca. Un secondo gruppo di animali (chiamato UNBAL) ha ricevuto la stessa dieta di controllo, a cui veniva aggiunta acqua all’insilato per ridurre la concentrazione di sostanza secca del 10%, per ottenere un rapporto foraggi/concentrati pari a 49:51, quindi con meno fibra (NDF) e più amido. Un terzo gruppo (chiamato BAL) ha assunto la stessa dieta UNBAL, ma a queste vacche è stato somministrato un foraggio supplementare per mantenere la stessa quota di NDF, amido e con rapporto foraggio/concentrati identico a quello delle vacche di controllo. Nel corso dei 21 giorni, i ricercatori hanno imposto due periodi di 3 giorni in cui i gruppi sperimentali hanno ricevuto le diete UNBAL e BAL.
Durante tutta la prova, l'assunzione di sostanza secca nei due trattamenti con insilato bagnato (UNBAL e BAL) non è risultata differente da quella del gruppo di controllo. La produzione di latte è stata la stessa per le vacche alimentate con la dieta di controllo e per il gruppo BAL, cui era stato aggiunto ulteriore alimento. Tuttavia, la produzione media di latte è stata leggermente più alta per il gruppo UNBAL (39,4 contro 38,9 kg al giorno), che i ricercatori hanno attribuito alla maggiore assunzione di concentrati nei periodi di tre giorni. Di fatto, durante questa prova tutte le vacche hanno ricevuto un eccesso di alimenti, in modo che, anche quando venivano fornite le diete più umide, gli animali non sono mai rimasti senza alimento. E proprio per questo motivo non si è osservato alcun effetto negativo durante l’assunzione degli insilati più umidi.
In generale, l'assunzione di sostanza secca è risultata ridotta il primo giorno di alimentazione con insilati bagnati, ma le vacche sono state in grado di adattarsi entro il secondo giorno, in cui hanno consumato una maggior quantità della razione più umida. Questo aumento di ingestione è continuato per circa un giorno dopo che le vacche sono state reinserite nella dieta di controllo, prima di riadattarsi e ridurre nuovamente l’ingestione fino al livello delle vacche di controllo (Weiss e St.-Pierre, 2015).
Impatto della fibra sulla dieta
Una seconda prova (Yoder et al., 2013) ha investigato l'effetto a breve termine di variazioni nella concentrazione di NDF da foraggio (FNDF) nell’alimentazione di vacche primipare Holstein a 73 giorni di lattazione. L'esperimento di 21 giorni ha confrontato vacche di controllo alimentate con una dieta contenente il 24,7% di FNDF. Un altro gruppo è stato alimentato con una dieta in cui la proporzione di erba medica e insilati di erba è stata alterata in modo casuale, variando dal 21,5% al 28,0% di FNDF. A un terzo gruppo è stata somministrata una dieta con un andamento ciclico su un periodo di cinque giorni, con diversa composizione nella FNDF da foraggio: 26,0%,24,0%, 28,0% e 21,5%.
A sorpresa, nella media dei 21 giorni di prova, le estreme fluttuazioni giornaliere di FNDF non hanno avuto complessivamente alcun effetto negativo sulla produzione di latte. Sembra quindi che le bovine abbiano una grande capacità di attenuare l’effetto di cambiamenti ciclici a breve termine (da uno a tre giorni) per diete ad alto FNDF e a ridotta energia (Yoder et al., 2013). La produzione di latte e i tenori di grasso e proteina non sono stati influenzati da questo trattamento. Inoltre, le risposte giornaliere agli aumenti a breve termine dell’FNDF erano variabili, ma inferiori alle attese per vacche ad alta produttività, tipicamente limitate dal riempimento fisico del rumine.
I ricercatori hanno notato che nei giorni in cui alle vacche venivano somministrate diete con FNDF elevato, l'assunzione di sostanza secca era ridotta, ma le vacche compensavano con la mobilizzazione del tessuto adiposo. Tuttavia, nei giorni in cui venivano fornite diete a basso contenuto di FNDF, la somministrazione di alimento in eccesso ha permesso alle vacche di consumare alimento aggiuntivo (Weiss e St.-Pierre, 2015).
Conclusioni e consigli
Le vacche da latte sembrano resistenti agli inconvenienti nel bilanciamento a breve termine delle razioni, così come sono in grado di regolare l'assunzione quando si verifica un evento meteorologico importante. Le ricerche di Weiss e dei colleghi della Ohio State University suggerisce che non è necessario riequilibrare le diete a seguito di cambiamenti di pochi giorni nella sostanza secca degli insilati o nel contenuto in NDF.
Evitate quindi di avere reazioni eccessive a cambiamenti nell’analisi di foraggi o concentrati, che potrebbero essere dovute a un campionamento non corretto o a differenze effettive nella qualità degli alimenti; in questi casi è possibile utilizzare la media dei risultati di più campioni (l’utilizzo di strumentazioni NIR può ridurre il costo di analisi). A meno di non passare a una fonte di foraggio completamente nuova, evitate di apportare modifiche brusche alle razioni basandovi esclusivamente sull'ultima analisi di foraggio, ma utilizzate invece una media dei risultati delle ultime tre o quattro analisi.
Per mitigare i problemi dovuti a variazioni a breve termine della sostanza secca o del contenuto in fibra, i ricercatori suggeriscono di considerare sempre un minimo di alimento in eccesso, considerando la capacità delle vacche di adattarsi ai cambiamenti e, in caso, di poter compensare.
Pubblicato su Feedstuff vol.87, N.14, 04-15