Tignola dell’olivo (Prays oleae)

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INTRODUZIONE

Prays oleae (tignola dell’olivo) è un lepidottero endemico dell’intero areale olivicolo mediterraneo. Viene convenzionalmente considerato tra i fitofagi più dannosi per l’olivo, al pari della mosca B.oleae. Pur avendo l’olivo come principale coltura ospite, P.oleae è in realtà una specie polifaga.

DESCRIZIONE E MORFOLOGIA

Gli adulti hanno un’apertura alare di massimo 15 mm, con ali di colore argentato e parzialmente maculate sulle ali anteriori.

Le uova sono lenticolari, con un diametro maggiore di circa 0,5 mm. Da esse si originano larve che, al massimo sviluppo, raggiungono una lunghezza di circa 8 mm. Sono di colore nocciola chiaro/giallo paglierino, con bande dorsali di colore verdastro che sul ventre si presentano di colore giallo, il capo è bruno.

CICLO BIOLOGICO

La tignola dell’olivo effettua tre generazioni all’anno, con tre diverse forme di trofismo. 

L’insetto sverna sotto forma di larva all’interno delle foglie e dei giovani germogli. Gli sfarfallamenti e gli accoppiamenti iniziano in primavera (inizio-metà aprile).

La prima generazione si sviluppa a partire dal mese di aprile fino a maggio e colpisce prevalentemente i fiori (si parla infatti di generazione antofaga). Ad eccezione di annate particolari, con elevate popolazioni dell’insetto, i danni sono generalmente contenuti e non arrivano a compromettere la produzione. Mediamente ogni larva consuma 10-20 boccioli fiorali, la presenza si identificano anche per la presenza di filamenti setosi. Una volta raggiunta la maturità, la larva si incrisalida tra l’infiorescenza.

La seconda generazione è invece più pericolosa, in quanto carpofaga. Tra fine maggio e primi di giugno gli adulti maturi iniziano i voli a cui segue la deposizione delle uova sul calicetto delle olivine appena allegate. Alla schiusa, le larve penetrano direttamente nell’olivina, senza nessun contatto all’esterno ed attraverso i fasci vascolari giungono all’interno del nocciolo, non ancora indurito. All’interno dell’endocarpo attendono l’indurimento del seme, per poi nutrirsene.

Raggiunta la maturità a fine agosto – primi di settembre la larva, attraverso un foro perpendicolare al nocciolo, fuoriesce recidendo il peduncolo e provocando la cascola della drupa, dopodiché si insedia come crisalide nel terreno, tra le foglie o nella corteccia.

Entro ottobre si ha il terzo volo, che si conclude con l’ovideposizione sulle foglie. Le larve della terza generazione hanno un ciclo invernale che si protrae fino ad inizio primavera. Si tratta di una generazione esclusivamente fillofaga, in cui le larve si comportano come minatrici del parenchima fogliare. Se l’attività trofica si protrae a lungo, le larve possono erodere anche i germogli emessi dalle gemme ascellari e apicali.

DANNI

Benché tutte le tre generazioni possano risultare dannose per la produzione, la seconda generazione è in assoluto la più pericolosa.

La cascola prodotta dalla generazione carpofaga si può verificare sia a giugno, nella fase di ingresso della larva), che a settembre (più importante), durante la fuoriuscita della larva matura. Rispetto la cascola di settembre, le perdite produttive legate alla cascola precoce (giugno) possono essere parzialmente compensate da un incremento ponderale delle olive rimaste.